[107] Interlingvistiko  

 

Secondo la definizione che ne ha dato nel 1930 Otto Jespersen (A new science: Interlinguistics, in “Psyche” 11/3 [London, 1930/1931], pp. 57-67), l’interlinguistica è una disciplina linguistica che studia ogni questione e problema relativi alla comunicazione linguistica internazionale nei suoi aspetti politici, storici, economici e linguistici. Come tale essa costituisce un ramo della linguistica applicata. Nell’interlinguistica si distinguono due indirizzi: (a) uno storico e retrospettivo, mirante alla descrizione, alla classificazione e allo studio comparativo dei progetti di lingue pianificate (lingue gestuali, pasigrafie, pasilalie, lingue ‘a priori’ e lingue ‘a posteriori’), a partire da Komensky [Comenius], Wilkins, Cartesio e Leibniz, passando da Graziadio Isaia Ascoli e Giuseppe Peano fino a Jespersen, Orwell e i moderni linguaggi uomo-macchina, e (b) un indirizzo teorico e prospettivo mirante alla soluzione più efficace e razionale possibile del problema della comunicazione linguistica internazionale, in alternativa al cosiddetto “darwinismo linguistico”.

In entrambi questi ambiti di ricerca si situa l’esperantologia, che ha per oggetto la storia e lo sviluppo centenario della Lingua Internazionale Esperanto e la letteratura che in essa si esprime. Le principali riviste scientifiche che si occupano di Interlinguistica sono Language Problems and Language Planning [il cui editore è il “Center for Research and Documentation on World Language Problems” (http://dok.esperantic.org/ced/crd.htm), presidente Humphrey Tonkin], e Interliguistica Tartuensis [Università di Tartu, Estonia].

Tra le riviste italiane si segnalano Multilinguismo e società (Edistudio di Brunetto Casini, Pisa) e InKoj – Interlinguistikaj Kajeroj, Language Contruction and Policies - Costruzione e politiche del linguaggio – Lingvokonstruado kaj lingvopolitiko (Università Statale di Milano, Dipartimento di Filosofia).

Antesignani dell’interlinguistica in Italia furono due eminenti soci dell’Accademia Nazionale dei Lincei: Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907), fondatore della linguistica in Italia e primo titolare di una cattedra di glottologia, nel 1860, presso l’Accademia Scientifico-Letteraria di Milano (coniò il termine stesso di ‘glottologia’) e autore, tra l’altro, di una pasigrafia per la comunicazione telegrafica, la Pasitelegrafia (1851); e Giuseppe Peano (1858-1933), illustre matematico e logico, che, affascinato dall’ideale leibniziano della lingua universale, sviluppò il Latino sine flexione (1903), lingua per la comunicazione scientifica ottenuta semplificando la grammatica del latino ed eliminando le forme irregolari.

Oltre che di interlinguistica in senso generale, in Italia si occuparono più specificatamente di esperantologia tre altri membri dell’Accademia Nazionale dei Lincei: Bruno Migliorini (1896-1975), Elio Migliorini (1902-1988) e Alessandro Bausani (1921-1988).

Bruno Migliorini salì nel 1938 alla prima cattedra ufficiale di storia della lingua italiana e fu presidente dell’Accademia della Crusca dal 1949 al 1963. Di lui si ricorda la raccolta di saggi esperantologici (1924-1964) Lingvaj aspektoj de Esperanto, Edistudio, Pisa 1985. Elio Migliorini, suo fratello, professore ordinario di geografia, si occupò soprattutto della didattica dell’esperanto. Infine, l’orientalista Alessandro Bausani, autore de Le lingue inventate. Linguaggi artificiali, linguaggi segreti, linguaggi universali, Roma 1974, Casa Ed. Astrolabio – Ubaldini Editore, viene tuttora considerato a livello internazionale come uno dei più autorevoli teorici dell’interlinguistica. Come già G.I. Ascoli, che creò nell’adolescenza la lingua ludica “Ascolino”, Bausani sviluppò egli stesso da adolescente la lingua sperimentale “Markuska”.

Tra i cultori italiani viventi di interlinguistica e di esperantologia si sono distinti Giordano Formizzi, pedagogista dell’Università di Verona, studioso di Jan Amos Komensky (1592-1670) e traduttore delle sue opere ‘interlinguistiche’ Panglottia e Via Lucis, vestigata et vestiganda; Carlo Minnaja, matematico dell’Università di Padova, storico della letteratura e del movimento esperantista; Luciano Canepari, fonetista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; Davide Astori, linguista dell’Università di Parma; Paolo Valore, storico della filosofia dell’Università Statale di Milano; Federico Gobbo, informatico dell’Università dell’Insubria (Varese), autore del recentissimo Fondamenti di Interlinguistica ed Esperantologia. Pianificazione linguistica e lingue pianificate, Raffaello Cortina ed., Milano 2009; nonché Renato Corsetti, docente di psicolinguistica dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, già presidente della Universala Esperanta Asocio e della Federazione Esperantista Italiana.

All’estero si occupano di interlinguistica e di esperantologia numerosi studiosi, quali, per esempio, Wim Jansen, dell’Università di Amsterdam, esperto di lingue pianificate e di basco; Herbert Mayer, direttore dell’Esperanto-Museum di Vienna; Giorgio Silfer, cofondatore della rivista Literatura Foiro, fra i firmatari del “Manifesto di Rauma”, fra le anime del Kultura Centro Esperantista di La Chaux-de-Fonds (CH) e della Esperanta Civito; Detlev Blanke, della Humboldt-Universität zu Berlin, presidente della “Gesellschaft für Interlinguistik” (http://www.interlinguistik-gil.de/); e Reinhard Selten, matematico ed economista dell’Università di Bielefeld (D), premio Nobel nel 1994 per la “teoria dei giochi” .

Già inserito nello statuto del Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento sotto la dizione di ‘Linguaggi artificiali ed esperantistica’ (D.R. 26.04.1984 n°. 487, Gazz. Uff. n°. 230 del 22.08.1984, art. 55), l’insegnamento di ‘Interlinguistica ed esperantologia’ (dizione a statuto per il Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne – Indirizzo Orientale - della Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino, con approvazione del Consiglio di Facoltà del 23.01.1987) fa parte dell’area delle discipline detta “Scienze del linguaggio” del nuovo statuto del Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere (D.R. 10.03.1994; Gazz. Uff. 12.04.1994, n. 84).

Al di fuori della comunità esperantista il termine ‘pianificazione linguistica’ fa più spesso riferimento alle misure normative approntate nei confronti di una lingua cosiddetta ‘naturale’, ossia etnica o storica: è noto infatti che tutte le lingue ‘naturali’, soprattutto se sono in primo luogo lingue scritte e se rappresentano la lingua ufficiale di uno stato, contengono in diversa misura elementi che potremmo definire ‘artificiali’, e ciò tanto nella scelta del sistema di scrittura, quanto riguardo all’ortografia, al lessico e alle norme grammaticali. Nel caso delle grammatiche regolarizzate la linea di demarcazione tra lingue ‘naturali’ e lingue ‘pianificate’ come l’esperanto, che a torto viene definito ‘artificiale’, risulta spesso assai sottile. Avendo appreso l’esperanto quand’ero quattordicenne, posso per certi versi definirmi bilingue. Dopo quattordici anni d’insegnamento universitario di Interlinguistica, mi piace definire tale disciplina come “la scienza dell’intervento cosciente dell’uomo sul linguaggio”.

In ambito italofono non è comunque solo l’Università di Torino a dare spazio all’interlinguistica e all’esperantologia come oggetti strutturati di studio: lo IULM – Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano ospita il maggior fondo italiano di interlinguistica [> 35; 72] (vd. Andrea Montagner, Catalogo di Esperanto, Biblioteca IULM, Milano 2002), e inoltre l’ AIS - Accademia Internazionale delle Scienze - San Marino (vd. infra) utilizzano fra le lingue di insegnamento anche l’esperanto.

[il testo è tratto da: F. Pennacchietti, “L’Interlinguistica nell’accademia italiana”, in D. Astori, (a cura di), A 50 anni dalla scomparsa di Giorgio Canuto, numero monografico di L’esperanto a. 88 n. 4, luglio/agosto 2011; per il contributo seguente sull’Accademia di San Marino ringraziamo invece Carlo Minnaja].


Conferenze di livello universitario in esperanto, o articoli scientifici, o studi linguistici ce ne sono sempre stati da che la lingua è stata lanciata. La prima rivista specificamente scientifica totalmente in esperanto è stata Internacia Scienca Revuo, nata nel 1904, che esce tuttora sotto il nome di Scienca Revuo, anche, da quest’anno, con la versione in rete (http://www.ais-sanmarino.org/publik/sr/).

Interi corsi universitari durante i congressi, intesi come insieme di lezioni o conferenze singole di vari argomenti, hanno una lunga tradizione. Nel settembre 1920 a Bruxelles i professori Otlet e Lafontaine, fondatori della Unione delle Associazioni Internazionali, avevano organizzato una sessione di due settimane in francese e in esperanto. Nel 1925 i tempi erano maturi per inserire nel programma dell’annuale congresso mondiale di esperanto alcuni corsi totalmente in lingua sotto il titolo Internacia Somera Universitato; ci furono quattro materie: psicologia, elettrotecnica, diritto internazionale e linguistica, e i professori erano scienziati di fama internazionale che hanno dichiarato che per loro era più facile parlare in esperanto che in altre lingue, con un uditorio più attento e più capace di ascoltare. La tradizione inaugurata allora è continuata negli anni e nei congressi successivi, senza interruzione fino ad oggi, col titolo Internacia Kongresa Universitato (http://eo.wikipedia.org/wiki/Internacia_Kongresa_Universitato), dato che quando il congresso si tiene nell’emisfero sud il titolo di Università Estiva non è più adeguato.

Dopo altri tentativi per avvicinarsi ad una struttura universitaria stabile, come i Someraj Universitataj Kursoj dell’università di Liegi, una istituzione più organica, che non si limita a cicli di conferenze durante i congressi, ma cura interi piani di studio per il conseguimento di diplomi di livello universitario, è oggi l’Accademia Internazionale delle Scienze di San Marino, in breve AIS (Akademio Internacia de la Sciencoj; sito web http://www.ais-sanmarino.org). Su iniziativa di un comitato promotore, di cui è stato anima il tedesco Helmar Frank, professore all’università di Paderborn, coadiuvato da Fabrizio Pennacchietti dell’Università e dell’Accademia delle Scienze di Torino, e dalla sammarinese prof. Marina Michelotti, questo istituto è stato fondato a San Marino e, su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione sammarinese Fausta Morganti, è stato riconosciuto dal Consiglio dei XII, massimo organismo esecutivo dell’omonima Repubblica. Il suo statuto del settembre 1985, quando ancora San Marino non aveva una università propria, si è poi adattato alla legge universitaria sanmarinese dell’ottobre immediatamente successivo. Secondo l’ultimo statuto (2003), l’AIS non è vincolata ad alcun convincimento politico o religioso né ad una determinata scuola scientifica o lingua etnica e si propone lo scopo di realizzare una collaborazione scientifica internazionale e interdisciplinare, rendendo altresì possibile a studiosi idonei il conseguimento di attestati o gradi accademici. I gradi sono quattro, indicati in latino come baccalaureus, magister, doctor, doctor habilitatus. L’AIS svolge due distinti rami di attività: quello di insegnamento tipo Ateneo, e quello tipicamente accademico e di ricerca; organizza in San Marino e all’estero corsi internazionali di più settimane o conferenze di livello divulgativo, e cura in particolare l’uso della lingua internazionale esperanto come segno concreto dell’internazionalità della scienza. I corsi sono tenuti in più lingue, ma le dissertazioni per il conseguimento dei diplomi corrispondenti sono in esperanto con traduzione in almeno un’altra lingua. I diplomati finora sono circa 200 nei vari livelli.

Il Consiglio Direttivo dell’AIS nomina i docenti scegliendoli tra i docenti universitari inquadrati nelle rispettive università o accademie del proprio stato; attualmente attivi sono un’ottantina, classificati in cinque sezioni (corrispondenti alle usuali Facoltà universitarie); vi appartengono due premi Nobel e vari membri di accademie internazionali. Il collegio docenti è guidato da un Senato Accademico (il cui attuale Preside è l’astronomo austriaco Hans Michael Maitzen), a cui è demandata l’organizzazione dell’attività scientifica e didattica. L’AIS non cura tutto lo scibile universale, ma predilige studi che riguardano l'internazionalità della scienza, e che non sempre si trovano nei curricula delle Università nazionali: eurologia, pedagogia cibernetica, turismo, storia della scienza, letteratura comparata; ma offre anche, ovviamente, alcuni corsi in discipline più tradizionali, come informatica, matematica, filosofia, statistica.


La più recente esperienza di insegnamento universitario in lingua internazionale è la Esperanto-insulo (http://www.esperanto-insulo.info): sull'isola di Hajnan, da mercoledì 11 gennaio a domenica 12 febbraio 2012 si sono tenuti corsi universitari, conferenze e altre manifestazioni nella lingua internazionale Esperanto; l’esperimento sarà ripetuto dal 19 gennaio al 21 febbraio 2013. In Cina l’Esperanto non è una novità e le notizie degli ultimi mesi confermano un vivo interesse verso un'alternativa all'inglese. Radio Cina Internazionale (http://esperanto.cri.cn), infatti, già da molti anni trasmettere regolarmente via onde corte programmi nella lingua iniziata dal polacco Zamenhof. Non si tratta di una questione meramente linguistica ma politica nel senso più stretto del termine. Non è da molto che Cina e Giappone hanno abbandonato il dollaro per i loro interscambi commerciali, e come già ricordato l’Università di Zaozhuang ha recentemente deliberato la fondazione di un Museo Internazionale esperantista.

Fra le diverse realtà accademiche che impartiscono lezioni di esperanto all’estero ricordiamo poi la Eötvös Lórand di Budapest, quella di Poznan, Polonia, con un programma di diploma in interlinguistica, o i corsi tenuti da Wim Jansen ad Amsterdam; il valore propedeutico dell’esperanto nell’apprendimento delle lingue straniere è stato riconosciuto dal prof. Helmar Frank in Germania, e ancora in Ungheria da I. Szerdahelyi, dell’Università delle Scienze di Budapest.


Rimanendo in tema di interlinguistica, segnaliamo infine Disvastigo. Lingue e Cultura (http://disvastigo.esperanto.it/), un portale edito dalla FEI che raccoglie notizie, articoli e documenti sui problemi della comunicazione linguistica internazionale e sulla salvaguardia di lingue e culture (disvastigo in esperanto vale “proliferazione, propagazione, diffusione”), con particolare riguardo per determinati aspetti quali: episodi di discriminazione e intolleranza linguistica; il dibattito sul problema linguistico dell’Unione Europea; disagi, infortuni e addirittura disastri causati dalla difficoltà di comprensione; la proposta esperanto, con articoli su temi di interlinguistica ed esperantologia; altre proposte di intermediazione linguistica. Come si legge nello statuto della UEA, infatti, fra gli scopi si riscontra quello di “facilitare le relazioni di ogni tipo, spirituali e materiali, tra le persone, nonostante le differenze di nazionalità, razza, sesso, religione, politica o lingua” e quello di “far progredire la comprensione e la stima per gli altri popoli”: un’attenzione alle problematiche culturali del plurilinguismo (si veda il commento di H. Tonkin, Una lingua e un popolo. Problemi attuali del movimento esperantista, Edizioni EVA, Venafro [IS] 2009, pp. 36-38), come espresse anche dal punto 4 del Manifesto di Praga, che nell’esperanto – vera e propria “lingua ponte” – è sempre viva.



Interkonsento estas pli bona ol mono [762] “Un accordo è migliore del denaro”.

 

Federazione Esperantista Italiana

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Città di Mazara del Vallo

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