[6] Białystok

 
Ludwik Lejzer Zamenhof era nato nel 1859 a Białystok, oggi in Polonia, una cittadina all’epoca sotto il dominio zarista, da una famiglia di origine ebraica. L’idea di una lingua universale lo aveva accompagnato fin dalla giovane età liceale, quando, insieme a qualche amico, andava alla ricerca di un mezzo di comunicazione per l’intera umanità: un’esigenza sentita sulla propria pelle, nelle lotte etniche della sua terra natale, ma che certo trovava un humus culturale profondo e attivo in tutta l'Europa di fine Ottocento. L'occidente, sulla scia del libero pensiero settecentesco, già da tempo andava sintetizzando una cultura mondiale di tolleranza, rispetto, volontà di comunicazione, ed è una coincidenza significativa che, dall'altra parte del pianeta al di là dell'Atlantico, proprio in quel medesimo anno, Paul Harris ponesse a Chicago le basi del Rotary, quello che sarebbe stato uno fra i più felici esperimenti di internazionalizzazione dell’ultimo secolo.

Così racconta una delle più celebri lettere di Zamenhof, quella letero ad Alfred Michaux, prezidento de la Bulonja Grupo {“presidente del Gruppo di Boulogne”}, del 21 febbraio 1905:

Mi naskiĝis en Biarlystok la 3. [= 15] de Decembro 1859. Mia patro (marĝene: kiu ankoraŭ vivas) kaj avo estis instruistoj de lingvo. La homa lingvo estis por mi ĉiam la plej kara objekto el la mondo. Plej multe mi amis tiun lingvon, en kiu mi estis edukata, t. e. la lingvon rusan; mi lernadis ĝin kun plej granda plezuro; mi revis iam fariĝi granda rusa poeto (marĝene: en la infaneco mi skribis diversajn versaĵojn kaj en la 10-a jaro de mia vivo mi skribis 5-aktan tragedion.). Mi kun plezuro lernadis ankaŭ diversajn aliajn lingvojn, sed ili interesadis min ĉiam pli teorie ol praktike; kaj ĉar mi neniam havis la eblon ekzerciĝadi en ili, kaj ĉar mi ĉiam legadis nur per la okuloj, sed ne per la buŝo, tial mi libere parolis nur en tri lingvo (ruse, pole kaj germane), la lingvon francan mi legas libere, sed parolas ĝin tre malmulte kaj malbone; krom tio mi en diversaj tempoj lernis iom ankoraŭ ĉirkaŭ 8 aliajn lingvojn, kiujn mi konas tamen nur tre malmulte kaj nur teorie.


En mia infaneco mi amis tre pasie la lingvon rusan kaj la tutan rusan regnon; sed baldaŭ mi konvinkiĝis, ke mian amon oni pagas per malamo, ke ekskluzivaj mastroj de tiu lingvo kaj lando nomas sin homoj, kiuj vidas en mi nur senrajtan fremdulon (malgraŭ ke mi kaj miaj avoj kaj praavoj naskiĝis kaj laboris en tiu ĉi lando), ĉiuj malamas, malestimas kaj premegas miajn fratojn; mi vidis, ke ankaŭ ĉiuj aliaj rasoj loĝantaj en mia urbo sin reciproke ĉiuj malamas kaj persekutas. . . kaj mi multe suferis de tio ĉi, kaj mi komencis revadi pri tia feliĉa tempo, kiam malaperos ĉiuj naciaj malamoj, kiam ekzistos lingvo kaj lando apartenantaj plenrajte al ĉiuj siaj uzantoj kaj loĝantoj, kiam la homoj ekkomprenos kaj ekamos unuj la aliajn.   


Sono nato a B. il 3 [= 15] dicembre 1859. Mio padre (che vive tuttora) e mio nonno erano insegnanti di lingue. La lingua dell’uomo è sempre stata per me la cosa più cara al mondo. Amavo più di tutto la lingua in cui sono stato educato, cioè il russo; lo studiavo molto volentieri; sognavo di diventare un giorno un grande poeta russo (da ragazzo ho scritto varie poesie e quando avevo dieci anni ho scritto una tragedia in cinque atti). Studiavo volentieri anche varie altre lingue, ma mi interessavano di più dal punto di vista teorico che in pratica; e siccome non ho mai avuto la possibilità di esercitarmi, e poiché leggevo sempre solo con gli occhi e non ad alta voce, in conclusione parlo senza problemi soltanto tre lingue (russo, polacco e tedesco), il francese lo leggo correntemente ma lo parlo molto poco e male; inoltre in tempi diversi ho studiato ancora circa altre otto lingue, che tuttavia conosco molto poco e solo teoricamente.Da ragazzo ho amato con passione la lingua russa e tutto lo stato russo, ma presto mi sono convinto che il mio amore era ripagato con l’odio, che padroni assoluti di quella lingua e di quel paese si ritengono persone che vedono in me soltanto uno straniero senza diritti (nonostante che io e i miei avi siamo nati e abbiamo lavorato in questo paese), tutti odiano, disprezzano e schiacciano i miei fratelli; ho visto che anche tutte le altre entie che abitano nella mia città si odiano e si perseguitano tra di loro...e ne soffrivo molto, e ho cominciato a sognare quel tempo felice in cui spariranno tutti gli odi nazionali, quando esisteranno una lingua e un paese che appartengano a pieno diritto a tutti coloro che la usano o che vi abitano, quando gli uomini cominceranno a capirsi e ad amarsi tra loro.

[trad.: C. Minnaja, Lazzaro Ludovico Zamenhof. Antologia, Federazione Esperantista Italiana, Milano 2009: 61; La foto della casa natale di Zamenhof a Białystok è ripresa da F. Gobbo, “La filosofia morale di Ludwik Lejzer Zamenhof per il nuovo millennio”, bella lettura reperibile on line].

Molti sono i proverbi sul tema della tolleranza e del rispetto per l’altro. Eccone due: Propra opinio ne estas leĝo por alia [2116] “Un’opinione personale non è legge per gli altri”, e Zorgu vivon vian kaj lasu vivi alian [2630] che si può rendere con “Vivi e lascia vivere”, eloquentemente a suggello della raccolta.


 


 

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