[64] Kabei

 
Vi è un verbo specifico che indica l’uscita dal Movimento, quasi un herem (
חרם), una sorta di “eradicamento”, direbbe la tradizione ebraica: è kabei, parola che rimanda al grande scrittore (e oftalmologo) polacco Kazimierz Bein, che lasciò il suo pseudonimo ‘Kabe’ a indicare il “gran rifiuto” e l’abbandono del mondo esperantista.

“Kabe” (1872-1959) fu traduttore di grande valore, segnalatosi soprattutto per La faraono, versione esperanto di Il faraone, romanzo storico (originale polacco) di Boleslav Pris; fu anche autore di un rinomato Vocabolario di esperanto (Vortaro de Esperanto), nel quale le parole esperanto erano definite in maniera elegante. All’epoca Bein era considerato, per il suo stile, il miglior prosatore in esperanto; notevole è stata l’influenza del suo linguaggio – chiaro, semplice, equilibrato, libero da ogni nazionalismo – sull’evoluzione stilistica della prosa in esperanto: egli scrisse un esperanto veramente internazionale, una lingua piacevolmente scorrevole, da leggere come per gioco. Secondo la sua opinione, la lingua avrebbe tratto maggiori benefici da opere di traduzione che da lavori originali; diceva anche che per avere uno stile buono è necessario conoscere almeno tre lingue diverse. Dal 1906 fu vice presidente dell’Accademia esperantista.

Nel 1911 “Kabe” scomparve improvvisamente dal Movimento, senza spiegazioni sulle ragioni dell’abbandono, dedicandosi unicamente alla carriera oftalmologica, e da quel momento non ebbe più alcun tipo di rapporto con l’esperanto. Dopo vent’anni, intervistato da Literatura Mondo (1931, p. 144), ha parlato dell’assenza di progresso nell’esperanto, asserendo di non considerare tale lingua, che non sta progredendo, come soluzione per una lingua internazionale; perciò la sua Granda Rezigno sarebbe stata motivata da considerazioni di principio.

Il verbo kabei, ricavato dal suo plumnomo e che abbiamo preso come spunto per la nota odierna, è una dimostrazione della flessibilità della lingua esperanto, capace di creare in maniera spontanea un termine che non ha equivalenti in altre lingue, indicando l’uscita “silenziosa” dal Movimento. Per ulteriori notizie e bibliografia si veda la pagina di Wikipedia.

 

Rimportreto XXVII

(K. Kalocsay)

 

Ho, Kabe, Kabe, Kabe, Kabe
Droninta vive en la morto,
Kia mister-malica forto
Vin povis de ni preni rabe?
 
Ni lernis de vi lernantknabe
Kuiri en la stilretorto,
Ho, Kabe, Kabe, Kabe, Kabe
Droninta vive en la morto!
 
Kaj nun ni miras gape, strabe
Pri via karier-aborto.
Al vi la Esperanta vorto
Nun eble sonas jam arabe…
 
Ho, Kabe, Kabe, Kabe, Kabe!

Ritratto in rima XXVII

(K. Kalocsay)

 

Oh Kabe, Kabe, Kabe, Kabe
che in vita sei sprofondato nella morte,
quale forza di misteriosa malizia
ti ha preso rapendoti a noi?
 
Da te abbiamo appreso, come scolaretti,
a cucinare nell'alambicco dello stile,
Oh Kabe, Kabe, Kabe, Kabe
che in vita sei sprofondato nella morte!
 
E ora guardiamo attoniti, strabici
al tuo aborto di carriera.
A te la favella esperantista
ora forse suona ormai arabo ...
 
Oh Kabe, Kabe, Kabe, Kabe!


Eĉ kiu plej bone pafas, tamen iam maltrafas [405]: “Anche chi spara meglio a volte può mancare il bersaglio”; Ĉiu si direktas, kiel la kap’ al li diktas [270] “Ciascuno va nella direzione che gli suggerisce la sua testa”.






 

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