[3] Espero

 
Quando Ludovico Lazzaro Zamenhof presentò al mondo il suo progetto di lingua universale, con
la pubblicazione, nel 1887 a Varsavia, del Meždunarodnyj jazyk. Predislovie y polnyj učebnik, firmò il progetto a nome di Doktoro Esperanto, “il medico che spera”. Zamenhof, oculista polacco che dalla prima giovinezza aveva sognato un mondo più giusto, più democratico, più sereno, credeva che una lingua comune avrebbe contribuito al benessere dell’umanità. Non a caso, egli fu candidato più volte al Premio Nobel per la Pace (1907; 1909-1910; 1913-1917) così come la è stata, in sèguito, l’Associazione Universale Esperanto ["Nomination Database - Peace". Nobelprize.org. 2 Jul 2012].

Ecco, allora, imporsi come prima parola del nostro viaggio il verbo esperi, il cui participio presente esperanto passerà, nel giro di un anno, da pseudonimo di Zamenhof a indicare definitivamente la nuova creazione linguistica. Espero è la “speranza” in un mondo migliore, più umano e più fraterno, è il Leitmotiv che infervora i cuori e la produzione artistica del Movimento; Esperantujo, la “Terra dell’Esperanto”, quella Patria ideale spesso posta in essere durante i convegni e gli incontri, dove il “popolo” esperantista ritrova e approfondisce la coscienza di sé; esperantisto è chi vive il Movado, mentre esperantoparolanto chi conosce la lingua senza prendere parte a incontri e attività; e, ancora, esperantistaro (che, nel suo valore unitario di collettivo, traducibile come la “comunità esperantista”, è simbolicamente più forte del più usuale plurare esperantistoj) è termine formato sul suffisso -ar- indicante appartenenza.

Proverbi del giorno, dedicati naturalmente (in modo più o meno ottimistico) alla Speranza:

Espero kaj pacienco kondukas al potenco [531] “Speranza e pazienza portano alla potenza”.

Espero panon ne donas [533] “La speranza non dà pane”.

De atendo kaj espero pereis multaj sur la tero [283] “Di attesa e speranza molti si sono perduti sulla terra” (un equivalente al nostro “Delle buone intenzioni è lastricato l’inferno”).

Ni laboru kaj esperu [1774] “Lavoriamo e speriamo”.


Federazione Esperantista Italiana

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Città di Mazara del Vallo

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