[92] Gufujo / Bambi

 

Fra i tanti luoghi tipici di un congresso esperantista giovanile vi è la gufujo (lett.: luogo ‘-ujo’  del gufo), un particolare “locale” serale, caratteristico per le luci smorzate, dove è assolutamente vietato fumare e bere alcolici, quasi – appunto – un antro di gufo, in cui si crea un’intimità tutta speciale, comprensibile solo a chi vi abbia bevuto almeno una volta un tè ascoltando un concerto. Il primo ambiente di questo tipo è stato organizzato nel 1995, durante il Seminario Internazionale di Wetzlar (Germania).

Riportiamo il testo di una fra le più famose canzoni da gufujo, da strimpellare magari mentre monta – l’ultima sera – la nostalgia che precede il distacco. È la canzone “Sola” di Kim (che potete anche ascoltare e suonare seguendo il link http://kantaro.ikso.net/sola).


Mi pagis kotizon al IJK {Internacia Junulara Kongreso},
Sed nenio restis por la vojaĝ'
Mi pensis ke tio tute ne gravas,
Kaj iris al la voj' kun mia pakaĵ'
Mi levis la manon, ridetis al la ŝoforoj,
Sed neniu haltis kaj kunportis min.

Post ses horoj en pluvo kaj vento mi frostis tiel
Ĉiuj aŭtomobiloj preterpasis min tiel rapide
Kaj mi sentis min

(Refreno:)
    Sola, sola, sola
    Sentis min sola, sola, sola

Mi venis finfine al la kongreso
Kaj tie renkontiĝis kun karaj amikoj
Ni kisis, brakumis kaj estis gajaj,
Nun mi estas kun fratoj kaj fratinoj de la tuta mondo
Kaj ne

    Sola, sola, sola
    Sola, sola, sola

Ĉar ĉi tie mi pensas, estas bonega
Etoso, paco kaj amikeco
Kaj mi kredas ke neniu ĉi tie sin sentas
Malgaja, malbela, malamata
Kaj certe ne

    Sola, sola sola
    Certe ne sola, sola sola.

Poste ni ĉiuj vojaĝis hejmen
Al niaj landoj en la tuta mond'
Kaj nun mi pensas pri miaj geamikoj
Kaj sentas min iom malĝoja, malgaja
Kaj iom

    Sola, sola, sola,
    Iom sola, sola sola.

Imagu se ĉiuj homoj en la tuta mondo lernus Esperanton
Povu esti ke tiam neniu iam iel ie
Sentus sin

    Sola, sola, sola…

 

Interessante lettura, ancora attuale a distanza di anni, è la tesi di laurea (1998) di Federico Gobbo dal titolo: “Il dilemma dell'esperanto. Tra vocazione ausiliaria e naturalizzazione”, consultabile on line: http://www.dicom.uninsubria.it/~federico.gobbo/it1998GobboF-IlDilemmaDellEsperanto.pdf, da cui traiamo la citazione che segue a illustrare uno dei “rituali” più interessanti della realtà giovanile, quasi una sorta di iniziazione per l’appartenenza al gruppo:


Una volta concluso il programma serale, alcuni si recano al gufujo, altri alla discoteca, che viene chiamata diskoteko (prestito dall’inglese e dal francese, secondo la scuola naturalistica) oppure dancejo (= “luogo dove si balla’” secondo la scuola schemista, secondo cui “discoteca” non è che una teca di dischi), oppure l’ibrido diskejo. In discoteca vengono messi sul piatto i successi internazionali del momento, per cui i giovani esperantisti per la maggior parte del tempo ballano al ritmo di brani in inglese. I pezzi ballabili in esperanto, infatti, sono molto rari. Scoccata la mezzanotte, in discoteca può essere messo in qualsiasi momento La Bamba, il successo dei Los Locos. La bamba è talmente importante nell’esperanto giovanile che ha dato corpo al verbo bambi, cioè ballare la bamba. Nel paese itinerante di Speranzia [Esperantujo] “bambare” è un’attività altamente significativa: i nuovi vengono ammessi nel gruppo dopo che hanno ballato almeno una volta la bamba. In altri termini, la bamba corrisponde a un rito d’iniziazione tribale, e ogniqualvolta viene ripetuto i partecipanti confermano la propria appartenenza al gruppo. Questo è confermato dal fatto che quando un esperantista raggiunge i trent’anni – e quindi non è più un junulo, un giovane – la sua ultima bamba viene festeggiata come un rito d’addio. Come si svolge il rito della bamba? Alle prime note della musica, le persone che stanno ai margini della pista abbracciano i vicini formando così un grande circolo che inizia a girare in senso antiorario, mentre quelli che rimangono dentro continuano a ballare. Questi ultimi scelgono ciascuno una persona che sta nel circolo, di solito ma non sempre del sesso opposto. La coppia si scambia tre baci, alla slava, e chi è stato baciato si sposta nel centro. Questo ballo può durare anche un’ora senza interruzione. Le sue origini si sono già perse: sembra certo che sia in voga da più di dieci anni. I primi bambanti si genuflettevano con un ginocchio e accoglievano sull’altro la dama prima dello scambio dei baci, ma oggi quest’uso si sta perdendo. Per molti la bamba è anche un rito di seduzione e rappresenta la vera essenza dell’esperantismo: divertirsi tra eguali, nel rispetto reciproco. Questa ideologia festaiola e un po’ godereccia potrebbe essere chiamata bambismo.
                
Immagine: da http://esperan.to/gufujo


Facile estas danci, se la feliĉo kantas [553] “E’ facile danzare, se la felicità canta”.   





 

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