[97] Dichiarazione sull’Homaranismo

 

Dopo la presentazione leggiamo oggi il testo dei “dogmi” dell’Homaranismo.

Deklaracio de Homarano

Sono un homarano; ciò significa che mi comporto nella vita abbracciando i principi che seguono:

I.
Sono un uomo e guardo all’intera umanità come a una famiglia; considero la divisione di essa in popolazioni diverse reciprocamente nemiche e in comunità religioso-nazionali come una delle più grandi infelicità che presto o tardi deve scomparire e alla cui scomparsa devo mirare secondo le mie possibilità.

II.
Vedo in ogni uomo solo un uomo, e valuto ogni uomo solo secondo il suo valore personale e le sue azioni. Ogni offesa o pressione a un uomo per il fatto che appartiene a una popolazione, una lingua, una religione o una classe sociale diverse da me la ritengo un atto di barbarie.

III.
Considero che ogni territorio appartiene non a questa o a quella popolazione ma a pieno diritto a tutti i suoi abitanti qualunque sia la loro supposta origine, lingua, religione o ruolo sociale; l’identificazione degli interessi di un Paese con quelli di una o un’altra popolazione o religione e il pretesto di un qualche diritto storico che permette a una popolazione del paese di comandare sulle altre e rifiutare loro i più elementari e naturali diritti di una Patria, li considero come resti dei tempi barbari, quando esisteva solo il diritto del pugno e della clava.

IV.
Ho coscienza che ogni Regno [I concetti espressi, e i termini tramite cui prendovo forma, devono necessariamente essere contestualizzati al periodo e alla situazione politica in cui Zamenhof elaborava il suo pensiero, ndr] e ogni provincia devono portare un nome geografico neutrale, ma non il nome di una popolazione, lingua o religione, poichè i nomi di popolazioni che ancora sono portati da molti paesi della vecchia terra sono la causa principale per cui gli abitanti di una determinata origine si considerano capi di altri di un’altra origine. Fin quando quei paesi non avranno ricevuto nomi neutrali, devo, almeno parlando con chi condivide i miei principi, dare il nome a quei territori dai loro capoluoghi con l’aggiunta delle parole “regno”, “provincia” etc.

V.
Sono convinto che nella propria vita privata ogni uomo ha il pieno e indiscutibile diritto di parlare la lingua o dialetto che gli è più gradito, e professare la religione che maggiormente lo soddisfa, ma nel comunicare con uomini di diversa lingua o religione deve sforzarsi di utilizzare una lingua neutrale e vivere secondo un’etica e dei costumi neutrali. Mi rendo conto che per persone appartenenti allo stesso regno e alla stessa città il ruolo di lingua neutrale può essere ricoperto dalla lingua del regno o da quella lingua di cultura parlata dalla maggior parte degli abitanti del luogo, ma che questa deve essere considerata solo come concessione opportunistica della minoranza verso la maggioranza, non come un tributo umiliante che popolazioni sottomesse devono a popolazioni governanti. Condivido che nei luoghi in cui si scontrano popolazioni differenti è desiderabile che nelle istituzioni pubbliche sia usata una lingua neutrale-umana, o che almeno oltre ai luoghi di cultura di lingua nazionale esistano anche scuole speciali e istituzioni culturali con lingua neutrale-umana, affinchè tutti quanti lo desiderino possano attingere a una cultura ed educare i propri figli in uno spirito neutrale umano scevro da sciovinismo.

VI.
Poichè credo che il reciproco conflitto non cesserà mai finché gli uomini non si saranno abituati a porre il nome ‘uomo’ al di sopra del nome della popolazione, e poiché il troppo impreciso termine ‘popolo’ offre spesso la causa allo sciovinismo nazionalista, discussioni e abusi e spesso con odio divide fra loro i figli della stessa terra e persino della stessa etnia, per cui alla domanda, a quale popolo io mi ascriva, rispondo: sono un homarano; solo quando mi si domanda nello specifico del mio regno, provincia, lingua, origine o religione, dò riguardo ad esse risposte precise.

VII.
Chiamo patrolando la terra in cui sono nato; chiamo hejmolando la terra in cui abito costantemente, con fissa dimora. Ma poichè a causa della indefinitezza della parola lando, i termini patrolando e hejmolando sono molto imprecisi e spesso causano discussioni e conflitti e in maniera ostile dividono fra loro i figli dello stesso pezzo di terra, per cui in tutte le occasioni di dubbio evito tali termini imprecisi e al loro posto utilizzo quelli più precisi di patruja regno, patruja regiono, patruja urbo, hejma regno, hejma regiono, hejma urbo.

VIII.
Per me il patriottismo è il servizio al bene di tutti coloro con cui vivo, qualunque origine, lingua, religione o ruolo sociale abbiano. In particolare non devo mai definire patriottismo il servizio agli interessi di una gente o l’odio verso i non connazionali. Sono convinto che l’amore profondo per la propria Patria e la propria casa è un aspetto del tutto naturale e comune a ogni uomo, e solo anormali circostanze esterne possono paralizzare un tale sentimento totalmente naturale. Perciò se nella mia terra tutti i lavori sono espletati per l’opportunità e la gloria di una particolare gente e ciò paralizza il mio entusiasmo per l’impegno sociale o addirittura mi costringe a sognare di una diversa Patria, non devo perdere la speranza, ma consolarmi nella convinzione che la situazione anormale nella mia terra presto o tardi passerà e i miei figli o nipoti godranno pienamente di quell’entusiasmo corroborante che in me è stato paralizzato dall’ingiustizia dei miei concittadini.

IX.
Conscio che la lingua dev’essere per l’uomo non un fine ma solo un rimedio, non uno strumento per dividere ma per unire, e che lo sciovinismo linguistico è una delle cause principali di odio fra gli uomini, non devo mai guardare a una lingua nazionale o a un dialetto come a una mia cosa sacra, come qualcosa da amare, né fare di essa un mio stendardo di battaglia. Quando mi si domanda in special modo della mia lingua madre io nomino senza sciovinismo quella lingua o dialetto in cui ho parlato nella mia infanzia con i miei genitori; quando mi si domanda in particolare della mia lingua personale, prendendo la massima distanza da considerazioni scioviniste indico quella lingua che personalmente possiedo meglio o uso più volentieri, ma qualunque sia la mia lingua materna o personale, devo possedere anche quella lingua neutrale-umana che i miei contemporanei utilizzano per i rapporti internazionali, affinchè io non necessiti per mia colpa di imporre ad altri la mia lingua e perchè io abbia il diritto morale di desiderare che gli altri non impongano a me la loro, e perchè io possa su base non sciovinista servire alla cultura neutrale-umana.

X.
Conscio che la religione dev’essere solo una questione di credo sincero, ma non giocare il ruolo di strumento ereditato di allontanamento fra le genti, definisco come mia religione solo quella religione o sistema sostitutivo di una religione in cui io effettivamente credo. Ma qualunque sia la mia religione, la professo secondo i principi neutrale-umani homaranisti che consistono in quanto segue:
a) La più alta Forza per me non comprensibile, che è la causa delle cause nel mondo materiale e morale, posso definirla con il nome “Dio” o con un nome diverso, ma ho ben presente che chiunque ha il diritto di presentare a se stesso l’essenza di quella Forza così come gli detta la sua prudenza e il cuore o gli insegnamenti della sua chiesa. Non devo mai odiare o perseguitare qualcuno per il fatto che il suo credo riguardo a Dio è diverso dal mio.
b) Sono convinto che l’essenza dei veri ordini religiosi è riposta nel cuore di ogni uomo sotto la forma della coscienza, e che il principio fondamentale imprescindibile per ciascun uomo di quegli ordini è: comportati con gli altri come desidereresti che gli altri si comportino con te; considero ogni altra cosa nella religione come aggiunte che ogni uomo, conformemente al suo credo, ha il diritto di seguire o come parole di Dio per lui imperative o come commenti che insieme con le leggende ci sono stati dati dai grandi maestri dell’umanità appartenenti alle più diverse genti, o come usanze che sono state instaurate da uomini e la cui realizzazione o meno dipende dalla nostra volontà.
c) Se non credo ad alcuna delle religioni rivelate esistenti, non devo restare in una di quelle solo per motivi etnici e tramite il mio rimanere trarre in errore gli uomini riguardo alle mie convinzioni e come eredità nutrire per generazioni infinite la separazione tra le genti, ma devo – se le leggi del mio paese lo permettono – apertamente e ufficialmente dichiararmi liberkreda (= libero pensatore, ndr), non identificando tuttavia libertà di credo in particolare con l’ateismo, ma riservando al mio credere la piena libertà. Quando nel mio luogo di residenza esisterà una comunità di liberi credenti strutturata su basi di consenso comune, organizzata pienamente al di fuori di nazionalità e dottrine, comunità alla quale posso prendere parte con piena soddisfazione della mia coscienza e del mio cuore, allora per fissare solidamente e con precisione la mia neutralità religiosa e salvare i miei posteri dalla mancanza di programma e conseguentemente dalla ricaduta nello sciovinismo nazional-religioso, devo associarmi a tale comunità di libero credo del tutto ufficialmente e in modo possibilmente ereditario e accettare per me il suo nome neutrale, la sua organizzazione comunitaria, i suoi imprescindibili costumi e festività neutrali-umani, il suo calendario neutrale-umano etc; fino a quel tempo posso rimanere ufficialmente aderente alla religione nella quale sono nato, ma devo sempre aggiungere al suo nome l’aggettivo liberkreda, per mostrare che mi includo in essa solo provvisoriamente, per tradizione e con finalità amministrative.

XI.
Quando nella mia città sarà stato fondato un tempio homaranista, devo quanto più frequentemente possibile visitarlo, per convenirvi fraternamente con gli homaranoj di altre religioni, elaborare con loro costumi e feste neutrale-umane e in tal modo contribuire alla elaborazione, passo dopo passo, di una religione comune-umana pura filosoficamente, ma allo stesso tempo bella, poetica, calda e regolatrice dell’esistenza, religione che i genitori potranno trasferire senza ipocrisia ai loro bambini. Nel tempio homaranista ascolterò le opere dei grandi maestri dell’umanità relativi alla vita e alla morte e al rapporto del nostro "io" con l’universo e l’eternità, discussioni etico-filosofiche, inni che elevano e nobilitano. Questo tempio deve educare i giovani spingendoli a combattere per la verità, il bene, la giustizia e la fratellanza verso ogni uomo, far crescere in loro l’amore per il lavoro onesto e il disgusto per i parolai e per ogni vizio; questo tempio deve offrire riposo spirituale agli anziani, consolazione ai sofferenti, dare la possibilità di alleggerire la coscienza a tutti coloro che portano qualunque peso. Per tutto il tempo in cui non esiste nella mia città un tempio homaranista, devo quanto più spesso mi è possibile incontrarmi per dibattiti con altri homaranoj della mia città, e se questo non accade devo mettermi in comunicazione per lettera con homaranoj di altre città.
Nota: Riguardo al dogma 11, che oltre a un carattere sociale ne ha anche uno teosofico, bisogna tener presente che esso parla solo di quegli insegnamenti che non contrastano la scienza, e che si riferiscono solo al tempio degli homaranoj, ma assolutamente non ai circoli privati degli stessi. Questi circoli hanno un carattere non religioso, ma esclusivamente sociale e servono a dibattiti liberi e amichevoli intorno a ogni tema possibile, secondo il desiderio di chi vi prende parte, e dagli altri circoli si distinguono per il fatto che a loro prendono parte uomini che nutrono principi neutrale-umani, neutrale-religiosi e neutrale-nazionali, e che il dibattito è condotto soprattutto nella lingua neutrale-umana.

XII
Definisco homarano chi ha sottoscritto la Dichiarazione dell’Homaranismo e si è iscritto a uno dei templi o circoli homaranisti esistenti.
Nota: Ogni nuovo circolo di homaranoj deve pubblicare il suo indirizzo in una delle riviste che sono edite in lingua internazionale.

(cfr. http://miresperanto.narod.ru/zamenhof/homaranismo-esp.htm).


Immagine: Copertina del volume Homaranismo. La interna ideo di D. Pereira de Souza, Rio de Janeiro 1994 (http://miresperanto.narod.ru/zamenhof/souza.htm)


Un saggio proverbio che ci ricorda comunque il relativismo umano: Peko kaj eraro estas ecoj de l’ homaro [1881] “Peccato ed errore sono propri dell’essere umano [lett. dell’umanità]”.

 

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